Per me, che odio cordialmente la disco-music, parlare del soul di Philadelphia non è facile. Il Philly soul è infatti, insieme al funk, l’anello di congiunzione tra il soul dell’epoca Stax/Motown e la disco music della seconda metà degli anni ’70.
Tra il 1969 e il 1972 Stax/Volt e Tamla Motown entrarono in grave crisi commerciale e il centro della produzione soul si spostò gradualmente verso la TSOP (The Sound of Philadelphia) di – appunto, Philadelphia. L’accompagnamento basato su fiati e tastiere (come i gruppi di supporto della Stax: Mar-Keys, Bar-Kays, Booker T. & The MG’s) venne progressivamente rimpiazzato da grandi orchestre d’archi, quali i MFSB della TSOP, la Love Unlimited Orchestra di Barry White, la Salsoul Orchestra, che avrebbero giocato un ruolo essenziale nella transizione verso la disco music.
I pionieri del genere non provenivano da Philadelphia, Isaac Hayes era addirittura il principale autore del secondo periodo Stax, Archie Bell & The Drells erano Texani e i Chi-Lites provenivano da Chicago (chiara l’influenza Motown), i maggiori gruppi del periodo successivo, tuttavia, furono tutti basati in quella città.
- Archie Bell & The Drells – Tighten Up (1968)
- Archie Bell & The Drells – (There’s gonna be a) Showdown (1969), brano che i rocchettari conoscono nella versione dei New York Dolls
- Delfonics – Didn’t I Blow Up Your Mind This Time?, pubblicata nel 1970, esecuzione del 1973 (il capolavoro del genere)
- Chi-Lites – Oh Girl (1972)
- O’Jays – Love Train (1972)
- Spinners – How I Could Let You Get Away (1972)
- Harold Melvin & The Blue Notes (with Teddy Pendergrass) – If You Don’t Know Me By Now (1973)
- Stylistics – You Make Me Feel Brand New (1974)
- Three Degrees (with MSFB) – T.S.O.P. (The Sound Of Philadelphia) (1974) qui siamo alle soglie della disco propriamente detta
- Hues Corporation – Rock The Boat (1974), siamo sempre lí…
- George McCrae – Rock Your Baby (1974)
- Harold Melvin & The Blue Notes (with Teddy Pendergrass) – Don’t Leave Me This Way (1975)
I Beatles si erano sciolti e i Rolling Stones non avrebbero omaggiato il genere fino al (pessimo) Emotional Rescue del 1980, quindi mi astengo dal solito bonus a scanso di dovervi propinare i Bee Gees dei ’70. In compenso ci infilo – anche se non c’entrano niente – alcuni brani di “Blue-Eyed Soul” (il soul cantato dai bianchi):
- Righteous Brothers – Unchained Melody (1965) versione soul di un classico degli anni ’50
- Walker Brothers – The Sun Ain’t Gonna Shine Anymore (1966)
- Bee Gees – To Love Somebody (1967) (questa l’avevo già linkata tempo addietro)
- Dusty Springfield – Son Of A Preacher Man (1968)
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